Il programma elettorale è il riferimento per orientare la
scelta dell’elettore.
Almeno dovrebbe esserlo. Soprattutto per le elezioni
amministrative dovrebbe essere così, in particolare in quei piccoli contesti
urbanistici e territoriali –come il nostro- laddove il rapporto tra
elettori e candidati è ravvicinato, diretto, quotidiano e veramente personale.
Ma
perché mai? Perché quando c’è vicinanza e frequentazione dovrebbe poi essere più imbarazzante per il
candidato eletto sfuggire alle sue responsabilità ed anche ai “rimbrotti” degli
elettori che gli rimprovererebbero di non aver mantenuto fede agli impegni
elettorali, certosinamente elencati nel programma.
Effettivamente dovrebbe
essere così, ma non lo è … sempre. Anzi. Succede spesso che a determinare la
scelta del candidato sindaco o del candidato consigliere siano altri parametri o
criteri di valutazione: la parentela, l’amicizia, i rapporti di lavoro e di
interessi, la simpatia ...e, dulcis in fundo, anche –quando ci scappa- il
cosiddetto voto di scambio. Do ut des!
Succede così che il programma va a farsi
friggere e la richiesta, la legittima richiesta del voto è degradata ad una poco onorevole quanto miserevole questua.
Ma a proposito di programma, siamo sicuri che tutti i
candidati abbiamo letto almeno quello della propria lista?
Ponte, lì 10 maggio 2014 giacomo de angelis
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