BENVENUTI

La finestra da sempre rappresenta il luogo più caro di un’abitazione. Consente di controllare, guardare e seguire le vicende del vicinato, di scambiare saluti e di relazionare con passanti e dirimpettai. Insomma, è la postazione per eccellenza di ogni abitazione. Ed analogamente, e con la fantasia che talvolta deve caratterizzare le umane iniziative, questa “Finestra su Ponte” intende essere, diventare –anche con il fattivo contributo di partecipazione, d’informazioni, di materiale, d’idee e d’opinioni di quanti condivideranno l’iniziativa- il “nostro” sguardo su tutto ciò che ci circonda e che ci riguarda da vicino ed anche da lontano. In altre parole, intende diventare un modo tecnologico per relazionare. Le nostre “finestre” non sono ovviamente tutte uguali, hanno infatti una diversa visuale, una diversa prospettiva, come le nostre conoscenze e … “punti di vista”. Ciò è naturale ed è anche la caratteristica e la linfa di ciascuna comunità.

domenica 18 marzo 2018

PONTE 98: HICHAM RAFDI, UNA GARANZIA!

17 marzo 2018: Ponte 98 - Forza e Coraggio

Stadio G. Ocone di Ponte 

Grazie Hicham. Grazie a Te la "tua"squadra non solo non ha perso una partita fondamentale per la salvezza, ma l'ha vinta!

Questa una Tua foto dello scorso campionato.
                 
Due gol, il secondo di pregevole fattura, e il Ponte 98 ha rimontato lo svantaggio con la forte squadra ospite, oltretutto una compagine che sta ben figurando nel campionato.

Anche le altre foto che ho allegato sono riferite al campionato scorso.

Sei una pedina di "peso" sia quando sei inserito nella formazione iniziale della gara,



e sia quando non lo sei:




"Fai gruppo", attendi con la consueta serenità il tuo turno e ..., come ieri pomeriggio, entri, dai il massimo e sovverti il risultato!


Sei un vero gladiatore che non arretra a costo di ricorrere alle cure mediche del dottor Pasquale Masiello (qui in ... incognito ☺)




E sei pure un "amico" che ricorda gli amici anche ... LONTANI: 


Ponte, 18 marzo 2018                              giacomo de angelis

venerdì 16 marzo 2018

Via Fani 16 marzo 1978: Il mio riverente saluto alle vittime di quella tragica pagina di Storia.





40 anni! 16 marzo 1978, il giorno in cui le Brigate Rosse uccisero a colpi d'arma da fuoco ben cinque agenti della scorta dell'onorevole Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana.



Cinque UOMINI sacrificati in nome di una strana GUERRA di cui ancor oggi non si conosce o si finge di non conoscere la vera "RATIO".

C'è certezza solo per le vittime. Questi i loro nomi: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Francesco Zizzi, Raffaele Jozzino e Giuliano Rivera.



Eguale certezza sull'assassinio poi dello statista pugliese, avvenuto dopo 55 giorni di prigionia il 9 maggio in uno stabile della capitale.



Quante stranezze, che indignano e mortificano ancor di più, soprattutto i familiari dei SEI sacrificati.

Lontano da me ogni tentativo di improvvisare o di abbracciare le tante teorie sulle anomalie, sui retroscena di una vicenda che catalizzò l'attenzione della pubblica opinione per i mesi e gli anni a seguire.

Intendo solo richiamare una ingloriosa pagina (e che pagina!) della nostra storia contemporanea che mi ha fatto provare nuovamente i brividi di un'emozione non descrivibile che percepii alla notizia della strage.

E non poteva essere diversamente; anch'io in quel periodo indossavo una uniforme, quella della Benemerita Arma dei Carabinieri. Frequentavo a Firenze il secondo anno di corso per sottufficiale.

Ho riletto con una certa emozione il mio diario, il mio compagno di quel periodo, che custodisco ancora. 

Quella mattina tutti gli allievi sottufficiali erano nella Basilica di Santa Maria Novella a celebrare il precetto pasquale.

Ad officiare la Santa Messa, se non ricordo male, era l'arcivescovo Giovanni Benelli.

La celebrazione era agli sgoccioli; l'arcivescovo la interruppe e con voce emozionata diede la notizia della uccisione dei cinque uomini della scorta e del sequestro dell'onorevole.

Seguì un lungo momento di silenzio.

In un attimo quanti pensieri realizzò la mia mente. Tutti di umana paura per ciò che era accaduto e per ciò che sarebbe potuto accadere ancora, anche a noi allievi prossimi a completare il corso e a misurarci con un lavoro molto impegnativo.

E chissà?

Chiudo qui il mio diario, anche se avrei voluto continuare trascriverne qualche ulteriore passaggio, quello relativo alle esequie dei cinque tutori dell'ordine.

Preferisco non farlo perché rischierei di sballare con qualche amara considerazione sull'allora sistema partitico.

Il mio riverente saluto alle vittime di quella tragica pagina di Storia. 

Ponte, 16 marzo 2018                                    giacomo de angelis