Vi invito a leggere un mio articolo pubblicato su Gazzetta di Benevento il 7 dicembre 2013.
Offre spunti per argomentare le conseguenze del nubifragio che ha devastato -tra gli altri- anche il nostro paese e territorio.
Stiamo assistendo anche stavolta alla scontata recita di una scontata e già nota sceneggiatura?
Per la sua integrale lettura, ho trascritto qui di seguito l'articolo, anche per poter evidenziare taluni suoi punti:
"Attenzione alle criticità - I recenti nubifragi insegnino
Le 17 vittime delle esondazioni di torrenti
e fiumi, degli smottamenti, dei cedimenti di strade e viadotti e degli
allagamenti che hanno letteralmente martoriato la Sardegna inducono ad una
riflessione. Gli eventi meteorologici “eccezionali” (così, almeno sono stati da
subito definiti) che lo scorso mese di novembre hanno sconvolto vaste aree
della Sardegna hanno –come sempre accade al verificarsi di simili emergenze-
catalizzato l’attenzione mediatica ed il
dibattito politico; ed argomento principale di tanta “mobilitazione” è stata
ovviamente la mai risolta questione della salvaguardia e del ripristino
dell’equilibrio idrogeologico del nostro territorio. Ma –e come oramai da
consuetudine- trascorsa qualche settimana (o anche meno) e contate le vittime e
contabilizzati i danni, anche questo disastro umano e territoriale è destinato
ad essere “metabolizzato”, ovverosia, archiviato in attesa della prossima tragedia; e possiamo esserne certi
che in tale infausta occasione -pur mutando la Regione, la zona e le località
sconvolte dall’evento ed il numero delle vittime- sarà riesumato il solito
spartito politico ed anche mediatico e
si assisterà alla consueta sfilata di personalità ed all’usuale recita, e
riascolteremo anche identici sdegno, parole di circostanza, impegni delle
istituzioni ed a qualche immancabile scarica barile delle responsabilità.
Amara riflessione, la nostra, ma alquanto
attendibile. Purtroppo sono ancora inascoltati coloro che –e da tempo- indicano
la soluzione per evitare e per limitare simili tragedie: “Frenare la smisurata
ed irrazionale cementificazione del territorio, causa e concausa di tante
disgrazie”. E l’attuazione di tale elementare suggerimento spetta alla
politica, a quella seria, non a quella miserevole che da troppi decenni è
replicata sul palcoscenico del teatrino italiano; in particolare, spetta alle
amministrazioni comunali che vivono e gestiscono il territorio. Da qui la
necessità di redigere (e non di adattare ad esigenze che pregiudicano natura e
sicurezza) piani urbanistici che rispettino precisi, inderogabili e ben noti
limiti: distanza da corsi d’acqua, divieto di edificare in zone geologicamente
instabili e … rispetto della natura e dei suoi equilibri. Disgraziatamente, non
sempre –come d’altronde testimoniano le innumerevoli tragedie- ciò avviene. I
fatti ed i misfatti, invero, portano a galla –insieme ai cadaveri che emergono
dal fango e dalle acque- precise inadempienze delle istituzioni locali. In più
di un caso, si scopre che a creare i presupposti “strutturali” delle tragedie
sono proprio gli amministratori: per la loro superficialità ed incapacità ed anche
per la loro complicità con iniziative di speculazione edilizia, contraccambiata
immancabilmente con ricompense non solo elettorali. Molte volte, poi,
l’eccezionalità o la pseudo-eccezionalità degli eventi meteorologici è
utilizzata come indulgente sipario dietro al quale nascondere evidenti
approssimazioni, omissioni e colpe. Un tale sistema non è più tollerabile.
Occorre un diverso e più responsabile modus agendi e operandi, e -quando gli
amministratori comunali si rendono conto che i “limiti” sono stati superati e
che si sono create le premesse per probabili tragedie- responsabilità vuole che
si corra ai ripari e si cerchi di correggere l’errore. E’ vero che attualmente
le casse dello Stato e delle Regioni non sono in grado di soddisfare il
finanziamento di tutte le esigenze sociali e strutturali di ogni comunità, ma è
altresì vero che tragedie come quelle sarde, e soprattutto il buon senso,
suggeriscono di dare priorità a quei finanziamenti che salvaguardano il
territorio ed i suoi abitanti. Anche il territorio pontese ha delle criticità
idrogeologiche per la cui messa in sicurezza sono stati richiesti finanziamenti
pubblici. In merito, abbiamo intanto constatato che un qualche intervento
(risolutore?) è stato pure eseguito, ad esempio quello di qualche anno fa a
monte ed a valle dello stadio comunale “G. Ocone”, ma cautela e soprattutto
lungimiranza impongono la necessità di non allentare l’attenzione e,
soprattutto, di evitare di creare le premesse per ulteriori criticità".
Ponte, 20 ottobre 2015 giacomo
Nessun commento:
Posta un commento